Storie

Ogni grande racconto collettivo, si scrive giorno per giorno con le piccole storie personali. Le vicende degli emigranti siciliani, che hanno lasciato la propria terra da oltre un secolo a questa parte, e quelle delle loro famiglie ci parlano di una nuova vita da costruire, portando nel cuore le proprie radici, tra difficoltà, sacrifici e opportunità.

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Il castello delle anime perse

STORIE O LEGGENDE? Ecco cosa accade nel maniero di Mussomeli La baronessa di carini Si narra che Laura, moglie del barone di Carini, fu uccisa per difendere l’onore del Casato, dal padre don Cesare Lanza conte di Mussomeli, dopo averla sorpresa con il suo amante Ludovico Vernagallo di Montelepre. Pentitosi di aver commesso un atto così atroce verso la propria figlia, […]

Dalla patente di roffiano al pedigree di puttana

Tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, nell’entroterra più aspro dell’isola, non c’era via di scampo per le popolane: erano sante o puttane. Era la Sicilia povera, disperata e affamata. Erano gli anni della rota (ruota), dove le madri abbandonavano i loro figli illegittimi appena nati, e delle rotare, che accoglievano i trovatelli affibbiandogli nomi […]

La festa di San Giuseppe tra gli spiritelli di campagna

TRA STORIA E LEGGENDA Ogni anno, nella seconda domenica di maggio, a Milena (Milocca) si festeggia nel villaggio Vittorio Veneto (che la gente del luogo chiama ancora robba Piddizzuna e robba Patini) la festa di “San Giuseppe in Campagna” che una volta si chiamava “San Giseppi di li Vaiani”, come scrisse un noto studioso locale, […]

La luna di Ciàula: una vita in miniera

NOVELLE La storia di Ciula, è la storia di molti. Ambientata nella miniera Taccia Caci di Aragona, la novella di Luigi Pirandello “Ciaùla scopre la luna” datata 1907 è contenuta nella celebre raccolta “Novelle per un anno”. A ispirare l’agrigentino Premio Nobel per la Letteratura è la vita dei minatori, la fatica e il rapporto con la miniera.

Il tesoro maledetto

Lui, lei e l’altro a Milocca, nel paese delle “robbe”. E poi gli otto figli: i meno fortunati colpiti da morte violenta e quelli più fortunati, che emigrarono facendo perdere le loro tracce, ma sopravvissuti ad una lunga storia di degrado, banditismo, omertà e disonore. Accadde a Milena, tra la fine del 1800 e il 1900, quando il giovane e mite contadino Damiano Manta sposò l’esuberante Concetta Serrao. Dal matrimonio nacquero quattro figli, ma non c’era casa o stradella in cui non si bisbigliasse sulla relazione della giovane moglie con Rosario Scozzaro, noto per la sua prepotenza.

Quel maledetto 4 luglio del 1916

Quella tragica mattina del 4 luglio del 1916, quando si sentì il primo scoppio violentissimo, c’erano più di cinquecento operai nelle miniere Cozzo Disi e Serralonga di Casteltermini, in provincia di Agrigento. I boati sordi e continui, uno dietro l’altro per diverse ore, trasformarono subito le solfare in un inferno di fuoco che a tanti rese impossibile ogni via di fuga.

La fiera di Musa a mezzanotte

TRA STORIA E LEGGENDA Esistono storie che non si leggono sui libri o sui giornali, ma che sanno viaggiare lungo i continenti nella memoria di chi le custodisce e le tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione, attraverso il tempo. Sono storie senza autore che hanno fatto parte della vita di molti e costituiscono quel prezioso tesoro che è la memoria condivisa, il vissuto collettivo di società che nel tempo hanno saputo rinnovarsi senza perdere il legame con le origini, la cultura e le radici che li rende unici. Così le leggende e i racconti che nella storia hanno viaggiato insieme a chi è partito per andar lontano a cercar fortuna. Tra le tantissime, anche la “leggenda di Musa”.

Una vita a testa in su

Era una domenica di fine luglio del 1949 sotto il cielo stellato di Aragona. Francesca e Giuseppe Seviroli, che abitavano nella “scinnuta del cannolo”, chiaccheravano seduti sulla gradinata insieme a Pippino, il più grande dei tre figli. Come ogni sera, puntarono gli occhi in alto verso la palla di pietra della Chiesa del Purgatorio, là dove s’affacciava una stella, la stessa che si vedeva in capo a tutta “Raona”. Era “bedda”, luminosa e bianca.