Il castello delle anime perse

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Il castello di Mussomeli – Foto di Gero Salamone

STORIE O LEGGENDE?

Ecco cosa accade nel maniero di Mussomeli

La baronessa di carini
Si narra che Laura, moglie del barone di Carini, fu uccisa per difendere l’onore del Casato, dal padre don Cesare Lanza conte di Mussomeli, dopo averla sorpresa con il suo amante Ludovico Vernagallo di Montelepre. Pentitosi di aver commesso un atto così atroce verso la propria figlia, decise di rifugiarsi nel castello di Mussomeli per espiare la sua colpa, non pensando di essere seguito fin lì dallo spettro della figlia.
Gli anziani raccontano che una giovane donna, dalle perfette sembianze umane ed elegantemente vestita con un’ampia gonna di seta e un corpetto coperto da uno scialle ricamato, vaghi ancora tra le stanze, materializzandosi di tanto in tanto in forma talmente reale che, se non fosse per il suo abbigliamento cinquecentesco, la si potrebbe confondere per una qualsiasi vivente. Sembra che l’atroce assassinio sia realmente accaduto e certificato da un documento del 1563 conservato nell’archivio della chiesa Madre di Carini, in provincia di Palermo.
Tuttavia, il conte non pagò mai per il delitto commesso e il genero, Il barone di Carini, dopo poco tempo si risposò.

“La Cammara di li tri donni”
A vagare non è solo l’anima di Laura Lanza. Un’altra leggenda racconta di Clotilde, Margherita e Costanza, tre principesse murate vive per gelosia, in una delle stanze del castello di Mussomeli, dal fratello Federico prima di partire per la guerra. Si dice che il principe lasciò loro il cibo necessario per un periodo abbastanza lungo, ma la guerra si protrasse più del previsto e la scorta di viveri non fu più sufficiente. Non potendo chiedere aiuto, per la fame le tre sorelle tentarono di mangiarsi le scarpe. Finita la guerra il principe ritornò e le trovò morte con le scarpe strette in mezzo ai denti. Da allora quella stanza è chiamata la cammara di li tri donni (la stanza delle tre donne), pare che nelle notti di plenilunio sia possibile udire i lamenti delle loro sofferenze e le urla del fratello che grida alla luna la sua rabbia per il rimorso.

Don Guiscardo e Pasquale
Era il 19 luglio del 1975, quando un fantasma apparve nel maniero per la prima volta a Pasquale Messina (detto il custode), pregandolo di non avere paura. Il fantasma in questione è Guiscardo De La Portes, un soldato spagnolo morto nel 1392 e condannato da Dio a vagare sulla terra per mille anni. Aveva sposato la bella Esmeralda de Loyoza, ma solo da morto era diventato papà di una bambina, che per il lutto fu chiamata Maria Dolores.
Sembra che Messina abbia saputo tutto ciò dallo stesso Guiscardo. Secondo la  sua ricostruzione, il soldato, unico figlio di un ricco mercante, era nato in Spagna nel 1370; aveva studiato in collegio dai frati a Madrid; e la sua bellissima amata si chiamava Esmeralda.  Ma quando si sposarono, mentre la donna portava in grembo il suo primo figlio, il Re Martino, nel 1392, lo portò con il suo esercito a sedare le proteste in Sicilia. Dopo la cattura di Andrea Chiaramonte, che si opponeva all’ingresso dei reali a Palermo, Guiscardo si avviò verso Manfreda. Durante il viaggio incappò in alcuni soldati che lo inseguivano, erano gli uomini di don Martinez, l’innamorato respinto dalla sua Esmeralda. Per salvarsi si inoltrò nel bosco, ma cadde da cavallo e si ruppe una gamba che andò in cancrena. Invece di pregare, da buon cattolico, prima di morire bestemmiò contro Dio. Moribondo e avvolto in una luce fu avvicinato da quattro spiriti vaganti che lo riportarono indietro: era stato condannato a vagare per avere imprecato.
Già dalle prime apparizioni, sembra che Guiscardo avesse chiesto a Pasquale, in modo categorico, di non rivelare a nessuno della sua materializzazione, altrimenti non lo avrebbe più rivisto.
Solo nel 1992 gli concesse la libertà di raccontare al mondo dei loro incontri, ma a due condizioni: non bestemmiare e aiutare sempre bisognosi.

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