La storia di Ciula, è la storia di molti. Ambientata nella miniera Taccia Caci di Aragona, la novella di Luigi Pirandello “Ciaùla scopre la luna” datata 1907 è contenuta nella celebre raccolta “Novelle per un anno”. A ispirare l’agrigentino Premio Nobel per la Letteratura è la vita dei minatori, la fatica e il rapporto con la miniera. Le vicende narrate nel racconto descrivono il quotidiano di moltissimi siciliani che, prima della loro chiusura, hanno votato la loro vita alle anguste gallerie sotterranee, al ventre delle montagne e al duro lavoro, svolto spesso in solitudine.
Giovane “caruso” al servizio dell’ormai anziano Zi’ Scarda nel giacimento gestito dal prepotente Cacciagallina, Ciaùla rappresenta la schiera dei più deboli in una società il cui ritmo è scandito dal lavoro nelle miniere. Semplice e modesta, l’esistenza del protagonista della novella si snoda attraverso gli anni all’interno delle gallerie sotterranee, il cui buio e la cui solitudine non lo spaventano. Grande paura del protagonista non è infatti il buio che impera tutto il giorno nella miniera, al quale infatti Ciaula è abituato, ma quello della notte che, dopo il tramonto, avvolge i paesaggi da sempre conosciuti illuminati dal sole. Ammirata la grandezza della luna, vista per la prima volta dopo una lunga e stremante giornata di lavoro, il giovane rimane stupefatto dalla sua luce argentata e si commuove.
Le parole di Pirandello riecheggiano nei ricordi dei tanti minatori e delle loro famiglie e sono testimonianza della dura esistenza trascorsa nei giacimenti, non solo in Sicilia ma anche nel Nuovo Mondo dove, spesso, chi partiva in cerca di fortuna trovava lo stesso duro destino.