Francesco Di Mora, l’uomo con due patrie nel cuore

Lavoro, famiglia, senso di appartenenza e gratitudine sono i valori che emergono nel racconto della storia d’emigrazione di Francesco Di Mora che a soli sedici anni si è diretto verso la Germania in cerca di una migliore condizione di vita senza mai trascurare il suo cuore che batte forte per Realmonte.

Ph. Francesco Di Mora

Ph. Francesco Di Mora

Siamo qui seduti su una panca nella piazza-terrazza del centro di Realmonte, a 150m di altitudine rispetto al livello del mare, in attesa d’incontrare Francesco. In questo attendere, è impossibile non penetrare per qualche minuto in una sorta d’incanto. Il vento di scirocco, tiepido, accarezza l’intero corpo mentre gli occhi rimangono ammaliati dalla potenza dei luoghi tutt’intorno.

Nonostante i rumori di fondo dovuti al correre dei bambini, al chattare chiassoso dei giovani e alle discussioni accalorate dei vecchietti in Piazza Umberto I, si riesce a sprofondare in un silenzio rappacificatore. Di fronte a noi, l’immensità del mare a tratti turchese poi blu e infine a chiazze verdi. La collina sulla quale è stato costruito il paese che oggi conta poco meno di 5000 abitanti si affaccia sul Mare Mediterraneo ed è un vero e proprio belvedere naturale.

Ma è tempo di rientrare nel nostro vivere quotidiano dopo lo zig-zagare nella poesia trasmessa dalla costa realmontese. Ecco, arriva Francesco.

Non facciamo neppure in tempo a stringerci la mano e a presentarci che con occhi commossi si lancia nel raccontarci del suo primo giorno da emigrato.

Sono trascorsi oltre cinquanta anni da quella giornata eppure i suoi ricordi sono vivi, lucidi, emozionanti. Francesco ha lasciato la sua terra a sedici anni con un treno che l’ha condotto in Germania, nella regione del Saarland. Speranze e timori di un ragazzino che già a quella tenera età dimostrò la sua caparbietà e la sua solida volontà. E’ stato lui stesso a pressare il papà affinché autorizzasse la partenza all’estero in cerca di una condizione di vita migliore.

Quel suo primo giorno è indimenticabile perché in se stesso raccoglie l’essenza del vivere umano con il suo intersecarsi di speranza, aspettativa, paura, delusione, confusione mentale, risa, pianti, certezze, dubbi, sofferenze, gioie, cuore e ragione.

Una giornata che trova il suo tramonto in un lungo pianto di frustrazione e disperazione che porta a una prima istintiva decisione di ritornare immediatamente là dove batte il cuore, la patria.

Ma la lucidità ben presto prende il sopravvento e allora arriva la decisione finale e cioè quella di provarci a sbarcare il lunario a sedici anni in un luogo sconosciuto dove non si capisce una parola di ciò che dicono gli altri.

Inizia così la storia di emigrazione di Francesco Di Mora. Una storia composta da grande tenacia e dalla dedizione al lavoro. Nel suo narrare i valori di Francesco non stentano a emergere rapidamente. Il senso del lavoro, l’amore ultra quarantennale per la persona che gli sta accanto, la moglie, il senso di responsabilità per la famiglia e infine il senso di appartenenza alla sua terra.

Francesco è un siciliano, Francesco ama il paese d’origine e la sua terra, Francesco ama il lavoro e questa sua formulazione diventa il traino per l’intera vita. Così, benché insieme alla moglie si fossero creati delle posizioni professionali invidiabili, decisero di ritornare a Realmonte prima dell’adolescenza dei figli.

“Picchì altrimenti di turnari in Sicilia n’avissimu scurdatu”, ci dice in dialetto per fare intendere che i sacrifici e il benessere acquisiti avevano comunque un peso inferiore rispetto al sole siciliano e alla volontà di far crescere i propri figli come dei siciliani.

Il ritorno in patria dunque che però non altera l’approccio alla vita di Francesco e della consorte e così sono altri vent’anni di lavoro, di duro lavoro e di sacrificio anche in terra natia.

Ma l’importante è vedere il sorriso di Francesco e la serenità del suo scegliere.

Il nostro incontro si conclude con due messaggi forti che Francesco mette nella bottiglia. Da un lato uno stimolo-provocazione veemente ai giovani che devono e possono “inventarsi” il lavoro anche in Sicilia se davvero lo vogliono e lo sentono dentro e dall’altro un atto di grande riconoscenza e sicuramente di gratitudine, quello nei confronti della Germania, terra che sfama, alla quale Francesco resta fortemente legato e di cui conserva dei profondi ricordi di affetto e legame.

Il suo cuore batte indiscutibilmente per due patrie, l’Italia e la Germania.

Auf wiedersehen!

di Dario Lo Scalzo

 

Come già fatto per la storia precedente, abbiamo voluto condividere con voi le emozioni trasmesseci da Francesco nel suo narrare e abbiamo così realizzato una breve video intervista che vi invitiamo a ascoltare e a vedere anche per potere apprezzare e gustare le immagini della Realmonte di oggi con i suoi luoghi di magia.